In Italia siamo diventati tutti “Scrittori”. Con le case editrici a pagamento, gli Autori si sono moltiplicati a dismisura, anche sa la maggior parte riesce a vendere solo poche copie dei libri che scrive. Un Autore scrive per trasmettere emozioni, perché ha qualcosa da dire. Ma non basta pubblicare, occorre VENDERE! Altrimenti avremo trasmesso i nostri pensieri solo a mille pezzi di carta, che sono spazzatura se non li legge nessuno. Come vi sembrano i brani proposti in questo sito?

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41 commentiLascia un Commento

Roberta

19/03/2016 11:03

Oggi come oggi, moltissimi personaggi si danno alla scrittura come se fosse un passaggio obbligato per la propria esistenza e così abbiamo il magistrato che si improvvisa scrittore di romanzi, il cantante che scrive "delle sue gesta", il disoccupato che si ricicla come scrittore. Tutto ciò cosa comporta? Che la qualità dei libri è scesa notevolmente e la domanda è inferiore rispetto all'offerta

Riccardo

02/11/2015 09:11

In Italia si pubblicano oltre 60.000 libri l'anno, ma in libreria vedi solo i soliti noti! Per gli sconosciuti non c’è posto per il semplice motivo che in libreria lo spazio vale oro e quindi, per lo spazio in bella mostra, si paga. E siccome oltre la metà delle librerie sono “Mondadori”, in pratica vedi solo i libri di una sola casa editrice.

Emma

02/10/2015 07:10

Il fatto è che tra gli autori ci sono troppi avventori. Persone che si credono geni perchè hanno scritto un libro che credono perfetto. Invece ci sono altri parametri da valutare: stile, personaggi, intreccio ... e non basta avere un editor, porte in faccia se ne ricevono anche con agenti o editor e quindi credo che il nocciolo di certe questioni stia nel fatto che spesso è l'idea che si vende non il libro di per sé.

marco caputi

03/08/2015 06:08

Bene Alessandro, credo che non rimanga altro da dire. Entrambi abbiamo espresso il nostro parere e l'anfitrione, Alfio, ci ha ospitato. A lui ho mandato il libro e a lui lascio spazio, se vorrà, per un suo parere. Auguri di buon anno marco caputi

Alessandro

03/08/2015 06:08

@Giuseppe Caputi (o Marco), altra cosa che non ho capito. Io non mi chiamo Mancini e non so a chi sia rivolto il suo risentimento, comunque il suo modo di esprimersi, non mi sembra affatto da “scrittore”! Io non intendevo offenderla, solamente volevo dire che, dal brano che è stato pubblicato, non si capisce il significato profondo che può avere tutto il libro. Ma in questo caso è lei che ha scelto un brano sbagliato o troppo corto.

marco caputi

03/08/2015 06:08

Per Alessandro Mancini, Mi spiace che tu non abbia capito. Di solito succede a chi ha la sensibilità di un cotechino non captare momenti che in una vita e, per chi ha scelto di concluderla, sono i più significativi. Mano male che i giurati che hanno premiato il nio libro da cui è estratto il brano che è stato pubblicato qui, non hanno pensato come te. Di solito sono più modesto, ma quando mi capita qualcuno che si esprime come te mi ribello. Ti ho risposto solo per dovere ma ho rifiutato la tua richiesta. In bocca al lupo e buone feste, soprattutto per la notte di capodanno quando conterai le lenticchie accanto a te. marco caputi

Alessandro

03/08/2015 06:08

Ho letto il brano di Giuseppe Caputi ma, scusate, non ho proprio capito ciò che vuole dire. Inizia chiaramente in Svizzera, lo dice lui. Una scena che si apre con una vista del lago da una finestra di un bar all’interno di un aeroporto (dove sarà poi, in Svizzera, questo aeroporto vicino ad un lago?). Subito dopo si ha una riflessione su un ascensore che a volte non funziona, ma che in questo momento fa solo confusione. E infine dice di percorrere la Nettunense (quindi non è in Svizzera, ma in Italia, tra Roma e Anzio). Ecco a questo punto ho perso il filo. Vorrei che il Sig. Giuseppe mi spiegasse la sua tecnica perché così non riesco a proseguire.

Alfio

03/08/2015 06:08

Cara Lara, ti ringrazio del tuo interessante commento. Concordo con te: occorre molta umiltà nel confrontarsi con la società, non fidarsi dei giudizi che noi diamo su noi stessi, sono chiaramente tutti positivi! Dobbiamo ascoltare i giudizi che gli altri danno su di noi. Ho acquistato il tuo “Il destino dietro l’angolo”, ma devo ancora leggerlo. Ti farò sapere. Anche io sono approdato tardi alla scrittura, ma subito ho trovato un mio ex collega meteorologo (Antonio Crasto, che scrive saggi sull’antico Egitto) e subito dopo ho conosciuto (in rete) Maria Pace (anche lei scrive sull’antico Egitto, ma i suoi sono dei romanzi), con cui abbiamo avuto una nutrita collaborazione sul modo di scrivere un libro. Sul mio sito puoi leggere alcuni brani dei suoi libri (oltre a molti brani dei miei), sono davvero interessanti. Se ti va, puoi mandarmi qualche brano dei tuoi libri, li pubblico volentieri nella pagina Notizie e curiosità

Alfio

03/08/2015 06:08

@Riccardo, complimenti per la tua passione abilità a leggere, io leggo molto di meno sia gli autori italiani che quelli esteri. Lo scrittore italiano è palloso? Non direi, nei mesi scorsi ho letto: Isidora, di Claudia C. che l’interessante storia .. di un fantasma. La sera della festa, di Giovanni Barile, somiglia a Montalbano di Camilleri, ma c’è qualcosa di nuovo e di diverso e “Amori, passioni e briganti” di Simona Aiuti, dove ho trovato qualcosa di simile al mio Verismo Interattivo. Come vedi ti parlo di Autori attuali, alcuni dei quali conosciuti su Linkedin, eppure nessuno di loro mi è sembrato palloso.

Lara Swan

03/08/2015 06:08

Credo che occorra l'umiltà di riconoscere le proprie capacità. Inoltre credo sia importante chiedersi perché si vuole scrivere. per quello che mi riguarda sono approdata tardi alla scrittura e solo dopo aver letto centinaia e centinaia di libri. A mio avviso la lettura è fondamentale. Non so se all'estero è meglio o peggio... forse l'erba del vicino è sempre più verde? mah...

Riccardo

03/08/2015 06:08

Prima di essere scrittori, dovremmo essere tutti degli accaniti lettori! In Italia non sappiamo leggere e vorremmo sapere scrivere? In un anno ho letto oltre 150 libri, seguo in tv i vari programmi che parlano di libri, specie le rubriche dei tg, leggo di tutto, sia in e-book che in cartaceo, eppure sono arrivato ad una sola conclusione: lo scrittore medio italiano è solo "palloso". O meglio, può anche darsi che non siano così pallosi ma, di sicuro, non riescono a comunicare qualcosa di diverso.

alfio

08/07/2015 10:07

siamo troppi a scrivere

Gianni

06/07/2015 11:07

Vendono in pochi

Alfio Giuffrida

25/06/2015 07:06

Il sito adesso è rinnovato, vi prego di inviarmi tutti i vostri suggerimenti tramite dei commenti.

Alfio

26/03/2015 09:03

Caro Elio, è vero, molti scrivono, ma pochi vendono. Qualche giorno fa, parlando con un mio amico giornalista, a proposito del nostro affanno per scrivere sempre di più in modo da trovare qualcosa con cui interessare il pubblico, mi ha portato un esempio. “Siamo come le fabbriche di auto, produciamo tantissimo, ma la gente è sempre meno interessata alla cultura. Continuando così, tra qualche anno, anziché avere il 30% di invenduto, avremo il 70% di invenduto. Ciò che serve è una “scuola guida”, ovvero qualcuno che abitui la gente a leggere, che li rieduchi alla lettura.” Sono d’accordo con lui ed in tal senso ti consiglio di leggere la rivista “Prisma” (https://prismanews.wordpress.com/ ), che è un’ottima “scuola guida”.

Elio Voltan

26/03/2015 01:03

E' indubbiamente vero, molti scrivono, pochi vendono. Ovviamente la vendita è rapportata alla potenzialità distributiva dell'editore, molto spesso modesta o addirittura inesistente.Daltronde se si è già coperto con la pubblicazione a pagamento,non è il caso che si tormenti molto. Se poi aggiungiamo che spesso gli editori non sono in grado di intercettare i lavori validi, concentrando solo quelli di pronta vendita poichè firmati da autori conclamati, a prescindere dalla loro validità, le conseguenze sono quelle evidenti che poi portano all'allontamento del lettore dal libro.

Alfio

21/02/2015 08:02

Caro Riccardo, forse non è neanche questione di soldi, perché lo spazio vicino all'entrata, in libreria, anche se sei disposto a pagarlo, non te lo danno lo stesso. I fatto è che siamo tutti individualisti, ci faremmo tagliare un braccio per non dire che il nostro vicino di casa è più bravo di noi. Lo stesso fra noi autori sconosciuti, siamo disposti a spendere 15 euro per comprare un libro di Vespa, anche se sappiamo già che nn ci piace. ma non siamo disposti a spendere 99 cent per un libro di uno sconosciuto, non tanto perché abbiamo paura che poi non ci piaccia, ma proprio per non dargli la soddisfazione! I più ignoranti se ne escono con la solita frase: un libro come quello di Tizio (sconosciuto) io lo scriverei molto meglio in tre giorni. E allora, se non siamo disposti ad accettare che qualcuno, a parte noi o i soliti BIG, sia degno di essere letto, ben ci sta, restiamo nella polvere, leggiaamo i soliti noti che non ci piacciono, ma ci danno la grandissima soddisfazione che possiamo lamentarci.

Alfio

21/02/2015 08:02

Cara Emmam che tra gli autori ci siano molti avventori, lo sapevamo già. Ciò che mi stupisce è vedere che tra i tanti commenti su questo sito, ce ne sono molti degli autori, ma pochi dagli editor. Eppure sia qu' che su Linkedin, mi ero rivolto proprio a loro, per avere un giudizio da parte dei professionisti. Forse disdegnano di scrivere su questo sito perchè non da loro grande pubblicità (che per loro è quantificabile in notorietà e quindi in carriera e soldi??) Oppure non si sono ancora accorti dei numerosi brani (di molti autori) apprsi nella pagina Notizie? allora facciamoglielo sapere. Oppure ...

Alfio

21/02/2015 08:02

Caro Stefano è proprio così: siamo un popolo di pecoroni: prima di dire la verità ci giriamo a destra e sinistra per controllare che non ci sia nessuno (a parte qualche familiare, ma deve essere proprio un parente o un amico intimo), altrimenti parliamo solo per frasi fatte. IPOCRISIA!!!! Quando saremo maturi per iniziare a dire la verità, sarebbe ora!!

Alfio

21/02/2015 08:02

cara Luisa, come dice il Verismo; è la Speranza che ci sostiene e ci fa vivere, senza di quella saremmo solo degli esseri amorfi, morti che camminano. quel forse che hai detto è proprio la speranza, che ci fa illudere che un giorno, sulla nostra mail, ne troviamo una della Rizzoli che ci dice che quel testo ... che avevamo mandato tre anni fa ... è stato presoin considerazione.

stefano

02/02/2015 10:02

ragazzi, guardiamo in faccia alla realtà... purtroppo in Italia non c'è meritocrazia e nonostante tutte quelle belle pubblicità che invitano la gente a leggere, la gente stessa legge solo "i grandi nomi" senza dare la possibilità a noi esordienti di metterci in mostra. Solo pochi riescono a sfondare, ma nonostante tutto questo io lo faccio per passione e ci credo, impegnando il mio tempo libero per raggiungere questo sogno.

luisa

02/02/2015 07:02

Caro ALfio hai proprio ragione. Per gli emergenti non c'è alcun guadagno e forse non è questo che cerchiamo alla fine. Del resto siamo consapevoli che il mercato editoriale per noi è quasi inaccessibile. I GRANDI si dividono tra loro le fette della torta e a noi non restano neppure le briciole!!!

Marco

16/01/2015 04:01

Caro Alfio, ho visto il tuo sito e, tra i brani che hai pubblicato, ce ne sono alcuni di ottimo livello. Adesso ti chiedo: è meglio avere scritto uno dei libri, profondi e scritti bene, di cui tu hai pubblicato un brano, ma che hanno venduto meno di cento copie, o il libro di .... ce ne sono moltissimi, di autori famosi, scritti male e insignificanti, che hanno venduto migliaia di copie? Per me da più soddisfazione un libro ben scritto.

Alfio

02/01/2015 10:01

Cara Luisa, viva la sincerità: “sarei ipocrita se affermassi che scrivo solo per me stessa”. È proprio lo scopo del genere letterario che vorrei lanciare, il Verismo Interattivo, che si basa sulla contrapposizione tra l’Ipocrisia (che governa il mondo) e la Speranza (che ci da la forza di vivere). Sicuramente per un emergente sono più i soldi che si spendono che quelli che si guadagnano. Sperare di arricchirsi scrivendo libri? Beh, vedendo le percentuali tra coloro che scrivono e i Grandi scrittori, forse è più facile arricchirsi giocando alla lotteria.

Alfio

02/01/2015 10:01

Caro Ivan, sono pienamente d’accordo con te: “bisogna vendere per condividere il proprio pensiero”, ma non è facile. È proprio questo lo scopo di questo Laboratorio, divertirci a dare e ricevere commenti in modo da riflettere sulla bontà o meno del nostro stile di scrittura e, se possibile, migliorarlo.

Alfio

02/01/2015 10:01

Caro Marco, sicuramente anche per me, un libro ben scritto è una grande soddisfazione. Ma se sono io stesso a giudicare un mio libro, è chiaro che il giudizio è: “Ottimo sotto i punti di vista”. Il difficile è un giudizio tipo: “interessante”, dato da una terza persona che lo ha letto e ha capito e condiviso le emozioni che tu hai voluto trasmettere.

luisa

02/01/2015 05:01

Beh sarei ipocrita se affermassi che scrivo solo per me stessa. Scrivere un romanzo è una grande fatica e un'immensa soddisfazione! Se riesci a pubblicarlo è chiaro che sei anche orgoglioso del tuo lavoro, ma non basta. Il momento più bello per me è stato quando dopo la prima presentazione ho visto le persone che si avvicinavano per acquistarlo e volevano anche la deduca. Vendere il proprio libro non è una questione di ricavo economico, anche perchè al massimo si coprono le spese sostenute, ma una gratificazione morale che non ha eguali.

Ivan Bruno

02/01/2015 11:01

C'è poco da dire, Alfio. Io scrivo perché mi piace e mi permettere di uscire dalla normalità. Certo, bisogna vendere per condividere il proprio pensiero. Tuttavia, solo chi ha un sacco di soldi o delle buone conoscenze può permettersi una campagna di marketing in grado di esaltarne l'opera e di farla spiccare tra tutte. Ringrazio siti come Amazon, che almeno danno l'opportunità di trasmettere il tuo pensiero senza tirar fuori un centesimo.

Alfio

26/12/2014 10:12

Cara Diana, penso che anche il grande Umberto Eco, ogni volta che osserva una persona che compra o legge un suo libro, si esalta. Ed anche le critiche costruttive le accolgo volentieri. Ti dirò di più, mi fa anche piacere ogni vostro commento, perchè vuol dire che la discussione vi interessa. È quello che vorrei fare con il mio Verismo Interattivo: lanciare molti argomenti di discussione, che siano argomenti culturali, sociali e, a volte, anche dei semplici gossip, ogni tanto ci vuole anche quello.

Diana Sganappa

26/12/2014 12:12

@ Alfio, avevo compreso il tuo riferimento all'ipocrisia in relazione ad amici non proprio schietti. Le lodi sperticate non mi piacciono e non do loro ascolto, anche perché mi reputo molto lontana da una qualsiasi perfezione. La soddisfazione che provo quando qualcuno compra un mio libro è grande. Il pensiero che una persona possa interessarsi al mio pensiero mi commuove e mi esalta... con moderazione eh! Sono una persona estremamente curiosa e, per questo motivo, dopo aver presentato un libro in un contesto, mi piace tornarci per sentire il parere di chi l'ha letto. Tra le varie voci ci sono quelle critiche, ad esse va la mia attenzione e la mia gratitudine.

Diana Sganappa

26/12/2014 12:12

@ Alfio, avevo compreso il tuo riferimento all'ipocrisia in relazione ad amici non proprio schietti. Le lodi sperticate non mi piacciono e non do loro ascolto, anche perché mi reputo molto lontana da una qualsiasi perfezione. La soddisfazione che provo quando qualcuno compra un mio libro è grande. Il pensiero che una persona possa interessarsi al mio pensiero mi commuove e mi esalta... con moderazione eh! Sono una persona estremamente curiosa e, per questo motivo, dopo aver presentato un libro in un contesto, mi piace tornarci per sentire il parere di chi l'ha letto. Tra le varie voci ci sono quelle critiche, ad esse va la mia attenzione e la mia gratitudine.

Alfio

23/12/2014 06:12

@Diana, il mio “potrebbe essere Ipocrisia” era riferito ad una cosa diversa: può capitare che un amico (ma non vero amico), quando tu sei presente fa molti complimenti al tuo libro che gli hai regalato. Ma appena volti le spalle, quando è solo con i suoi amici, dice che il tuo libro non vale una cicca. E di “amici” così, credimi, ce ne sono molti! Se invece il libro lo ha comprato, allora lo valuta con sincerità.

Diana Sganappa

21/12/2014 11:12

Ognuno ha motivazioni e aspettative diverse. Personalmente, scrivo per me stessa e lo faccio perché mi dà lo stesso piacere della pittura; è un'azione egoisticamente privata, è entrare un mondo esclusivo e creativo, irraggiungibile da altri. Perché essere ipocrita? Scrivo anche per vendere e se guadagno qualcosa non mi fa certo schifo, ma più che altro lo faccio per condividere il mio mondo interiore che, lo voglia o meno, riga dopo riga viene allo scoperto.

Alfio

20/12/2014 09:12

Cara Maria, dici che “Non scriverei mai al solo scopo di vendere” e posso essere d’accordo, ma giusto per quel “solo” che metti. Come dicevo prima: vendere non vuol dire “far soldi”, chi vuole fare lo scrittore deve sapere che i soldi, se verranno, verranno dopo, ma molto dopo. Tuttavia vendere è importante perche è la conferma che ciò che hai scritto piace. La frase “è bellissimo” detta dai parenti è affetto, mentre se è detta dagli amici a cui lo hai regalato, potrebbe essere Ipocrisia. Solo se lo hanno comprato vuol dire che lo hanno ritenuto interessante.

Maria Pace

17/12/2014 03:12

L'emozione di sentirsi chiedere l'autografo per un libro venduto è innegabile... scrivere solo per vendere... beh! andrei a fare la verduriera, con tutto il rispetto che ho per chi esercita quel mestiere. E' chiaro che a far vendere è soprattutto l'argomento trattato e lo stile con cui é trattato. Per mia modesta esperienza, vivendo in una città con il più famoso Museo Egizio, ho venduto moltissimi libri sulla storia egizia (narrativa didattica e non), favorita in questo anche dal fatto che fossero didattici e, dunque, inclusi nelle liste dei libri scolastici... Ho scritto anche altro genere di libri, ma con minor riscontro commerciale... Poiché la mia finalità principale nello scrivere non è la resa economica, ho aperto diversi blog e siti culturali in cui scrivo articoli, fiabe, racconti e romanzi la cui lettura e completamente gratuita... No! Non scriverei mai al solo scopo di vendere! cordialmente, Maria.

Lara Swan

13/12/2014 07:12

Sono d'accordo: vendere per condividere e avere la conferma che si è fatto un buon lavoro... :) una gioia condivisa è centuplicata!

Alfio

12/12/2014 08:12

@Luisa, concordo pienamente con ciò che dici: “Non scrivo per vendere ma è chiaro che mi fa piacere sapere che qualcuno ha acquistato il mio romanzo perchè significa che l'ha ritenuto degno di essere letto”.

Alfio

12/12/2014 08:12

@Lara, quando dici:” si scrive per vendere? per il successo? per il denaro?”, secondo me sono tre cose diverse. Il successo e il denaro ci attirano entrambi (inutile dire che non è vero), ma sono delle illusioni che, in genere, rimangono solo tali. Vendere invece è qualcosa per cui vale la pena di impegnarsi, perchè è la vera prova che la nostra storia è riuscita ad interessare la gente. Pubblicare non basta (a parte le Case Editrici a pagamento). Potrebbe essersi sbagliato anche l’editore a giudicare positivamente un romanzo che, invece, non vale nulla (anche se è difficile, visto che l’editore è un professionista). Tuttavia i soli giudici sono i lettori, e debbono essere tanti! Se 1.000 persone hanno messo mano al portafogli per leggere la storia che abbiamo scritto, allora possiamo essere veramente soddisfatti.

luisa

12/08/2014 05:08

Io scrivo per passione, per migliorarmi, per conoscermi. Vivo la scrittura come una psicoterapia individuale, un viaggio negli abissi del mio animo. Non scrivo per vendere ma è chiaro che mi fa piacere sapere che qualcuno ha acquistato il mio romanzo perchè significa che l'ha ritenuto degno di essere letto. E' bello sapere di poter condividere quello che è uscito dalla penna con chi lo può apprezzare.

Alfio

12/08/2014 10:08

Cara Lara, sono d’accordo nel dire che pubblicare qualcosa che è tuo, è vincere una sfida! Così come è profondo il motivo di Pina Varriale su LinkedIn: “Scrivo perchè solo così posso vivere mille e una vita”. Tuttavia volevo puntualizzare una cosa: quando si è riusciti a pubblicare (a parte le EAP), la sfida non è finita. Se vogliamo “regalare un sorriso” o “lasciare qualcosa di se ai propri cari”, occorre che la nostra opera sia venduta (non regalata, perchè in tal caso non viene mai apprezzata), altrimenti il nostro sforzo non lo conoscerà mai nessuno. Vendere non significa far soldi, ma avere la conferma che qualcuno ha apprezzato la nostra opera.

lara swan

12/06/2014 05:06

Perché scrivere? penso ci siano mille motivi, ne aggiungo uno a quelli sopra menzionati e che mi riguarda da vicino: scrivere per accettare la sfida con se stessi e cioè riuscire a scrivere una storia non banale, che abbia un concetto e un messaggio forte che possa far riflettere, il tutto scritto con leggerezza. Il mio ultimo romanzo che uscirà in questo mese è nato con questo spirito. Ora,dopo quattro anni,a lavoro ultimato posso dire di essere soddisfatta di me stessa e di aver "vinto" la "mia" sfida. Vedere pubblicata la propria opera è una grande emozione e, bando all'ipocrisia, se si riesce a vendere è una gran bella cosa.(si possono attutire un pochino le spese, ma difficilmente si riesce a coprirle, inutile illudersi) Desidero fare una piccola riflessione: si scrive per vendere? per il successo? per il denaro? Per quello che mi riguarda, scrivo, oltre a quello che ho detto prima,per regalare un sorriso, un momento di evasione. Se ci sono vendite ben venga, ma non è questo il mio punto di partenza. E' logico che condividere le storie, parlare dei personaggi, riflettere su questa o quella scena sarebbe una bellissima cosa, ma nella realtà solo pochissimi emergono. Lasciare qualcosa di sé per i propri cari, per i figli non è forse meraviglioso? A me ripaga di tutto.