Per gentile concessione della scrittrice Maria Pace 

Quando ROMO diventò REMO? Sembra una novità, una domanda assurda, che potrebbe dar luogo ad una infinità di quesiti in un forum. Eppure ha un senso ben preciso, forse perchè pochi conoscono la vera storia delle origini di Roma. 
Potremmo dire meglio: Quando la leggenda italica dei “Gemelli Albani” divenne la leggenda latina di “Romolo e Remo”? 
La risposta è semplice: “Quando Roma, la nuova potenza militare, dopo aver vinto Cartagine, avvertì l’esigenza di procurarsi più nobili natali!”. Solo allora infatti il Senato romano si accorse che il vecchio mito era così poco raffinato, così plebeo e anche così indecente che andava rivisitato e nobilitato.

C’era una splendida leggenda che narrava le peripezie di uno illustre eroe partito fuggiasco da Troia ed approdato in terra laziale, dove i discendenti fondano una città: AlbaLonga era il suo nome. 

Collegare i due gemelli ai destini di questa città in qualche modo era possibile e perfino accettabile, soprattutto se si trattava di una versione sostenuta da storici greco-latini come Timeo o Peparezio. 
La mostruosa creatura ignea dell’antica leggenda italica si fa sostituire con il forte ed audace dio Marte ed al posto della schiava, troviamo una giovane vestale della famiglia Silvia: Rea
Anche il Tiranno cambia nome. Non é più Tarchezio, ma si chiama Amulio. Anche lui della famiglia Silvia, discendente di Enea Silvio, nipote di Enea, l’eroe troiano. 
Rea é nipote di Amulio, Tiranno-usurpatore di AlbaLonga, ma é anche figlia di Numitore, legittimo Sovrano della stessa città, detronizzato dal fratello e costretto all’esilio. 
Marte s’invaghisce della bella vestale e in spregio al fatto (come suo solito) che la fanciulla appartiene a Vesta ed é inviolabile, la violenta e la rende madre di due bei gemelli. Comportamento pur sempre riprovevole, ma non scurrile come nella primitiva leggenda. 
In realtà, sia Dionigi che Livio non scartano l’ipotesi di uno stupro ad opera di un mortale. 
“… vi é chi dice che l’autore del misfatto fosse un corteggiatore della vestale, incapace di dominare la sua passione…” dice Livio e Dionigi: Rimasta incinta – racconta – Rea Silvia si rifugia in famiglia dalla madre dopo aver abbandonato la Casa delle Vestali con il pretesto di una malattia. 
Re Amulio, però, presta poca fede a quella giustificazione e insospettito sulla vera causa di quel prolungato allontanamento, manda medici a fare accertamenti. 
La ragazza mostra segni di gravidanza avanzata e il Tiranno convoca il Senato denunciando il fattaccio e chiedendo il supplizio della vestale che con la sua condotta avrebbe potuto attirare sciagure e disgrazie sulla città. 
Il povero Numitore, padre di Rea, tenta una disperata arringa in sua difesa davanti al Senato, chiamando a testimone dell’innocenza di sua figlia gli Dei tutti e, prima che questo si pronunci, provvidenzialmente arriva la notizia che la ragazza ha dato alla luce due gemelli. 
Numitore gridò al prodigio: quell’evento non può essere che opera di un Dio… che solo un rapporto sessuale con una Divinità poteva concludersi con un parto gemellare e che se pure violenza umana c’era stata, uno dei due gemelli doveva essere per forza un Semi-Dio. 
Ad ogni rapporto, all’epoca, corrispondeva la nascita di un figlio… due figli, due rapporti e uno non poteva essere che concepito con un Dio: come Castore e Polluce,… (continua)

 

Maria Pace è una ricercatrice di Antiche Etnie: Egitto, Grecia e Roma in particolare. 
Ha pubblicato numerosi testi di narrativa di carattere storico, tra cui: “QUI RAMSETE,PASSO E CHIUDO”, “IL GUARDIANO DELLA SOGLIA” e il recentissimo: “IL RAIS ”. 
Le storie che racconta partono sempre da FATTI VERI ed inoltre il lettore può interagire con l’Autrice tramite i suoi siti web  http://www.mariellapace.altervista.org/index.html oppure   http://www.mariapace2010.altervista.org/ , elementi che associano il suo stile letterario al VERISMO INTERATTIVO.