È uno di quei temi che facevamo a scuola da ragazzi. Questo è stato scelto dalla allora Prof. Papale, della Scuola Media Luigi Capuana di Catania (anno scolastico 1963-64 ? ), che lo ha premiato mettendolo “nell’albo d’oro” della scuola, motivandolo “perchè è un idillio”. In effetti per tutto quell’anno scolastico ne ero fiero, ricordo ancora alcuni dei miei compagni di classe di allora: nella foto io sono il secondo a destra della Prof.ssa Papale, con la giacca chiara e il pullover a disegni orizzontali, tra Agosta e Licciardello (entrambi più alti di me), davanti a me (inginocchiati) Balsamo e Scalia, nella fila in alto c’è Scaccianoci e alla destra prof. c’è Moretti, biondino con la camicia nera (il primo della classe). Poi è passato di mente (alle medie ed al liceo ero sempre rimandato in latino, anche se me la cavavo benino in matematica, disegno ed anche in italiano).

Ne ho parlato di nuovo quando ero già in servizio come Ufficiale Meteorologo (dal 1975) con l’allora Col. Bernacca, che era un vero appassionato di meteorologia e diceva: “è la più bella materia che esiste, dobbiamo portarla nella casa di tutti gli italiani” e lui c’è riuscito davvero! A me piaceva scrivere, già collaboravo con la Rivista di Meteorologia Aeronautica e con qualche testata locale e lui mi disse che voleva leggerlo. Come adesso trovai la minuta, lui la lesse e rimase colpito come la mia ex professoressa. Mi fece molti complimenti, ma forse fu proprio in quella occasione che nacque in me la determinazione che, appena avrei avuto un pò di tempo, mi sarei messo a scrivere dei romanzi. Adesso che sono in pensione ci sto provando e, come mio carattere, vorrei fare le cose per bene, creare un mio stile, ma devo confessare che è difficile.

TEMA – Catania – Scuola Media Luigi Capuana – anno scolastico 1963-64 ? 
Classe 2° C - Insegnante Prof. Papale – Alunno  Alfio Giuffrida 
Tema: Fari e luci che si accendono nella notte.


È il tramonto, le tenebre calano sulla città con il loro nero manto, mentre nel cielo si intravede la luna: astro dei sogni e delle promesse. A combattere questo nero velo ecco accendersi le prime luci. È bello e quasi suggestivo osservarle dall’alto di una collina, esse si susseguono l’una all’altra, tremano nell’aria e si confondono tra di loro. Ecco più in alto una luce rossa che segnala agli aerei la presenza di un ostacolo. Le luci di un treno rompono quella monotonia, è la gente che viaggia, commercia, nasce, muore; ecco ora il treno si ferma in una stazioncina situata in mezzo a tante gialle luci della zona industriale.
Dall’alto la luna, che al calar della notte sembra accendersi anch’essa, cullandosi tra le nubi, osserva, con la sua bianca faccia questo agitarsi di luci, di gente che si muove. La luce del faro del porto sembra, tra le altre, la badessa di un vasto e popolato convento. Più potente, più bianca, più bene in vista, essa
segnala alle navi la giusta via per arrivare al porto. Anche le navi di notte accendono le loro luci, sembrano piccole isole che si muovono nell’infinito mare, spesso attorniate da altre luci minori; sono quelle delle lampare: piccole imbarcazioni che servono a pescare il pesce e a dare ai pescatori quel poco con cui vivere, infatti un corpo per nutrirsi ha sempre bisogno di un altro corpo. Anche le luci per alimentarsi hanno bisogno di una energia e quest’altra forza può essere l’elettricità, il gas, il neon. A tarda notte le luci della città si attenuano, quelle delle case si spengono mentre rimangono accese quelle delle fabbriche, degli aeroporti, dei porti, degli ospedali, e qualche altra; e ciò testimonia che la vita degli uomini come si svolge di giorno, così continua anche la notte.