Amori, Passioni e BrigantiÈ un libro della scrittrice Simona Aiuti. I luoghi sono quelli della Ciociaria, dove i briganti e le brigantesse scorazzarono, cercando di sfuggire alle guardie dello Stato della Chiesa. Il download è disponibile sulla seguente pagina: http://www.lulu.com/account/my-account/downloads

Il suo carattere storico-descrittivo e gli spunti che esso fornisce per avvincenti discussioni lo avvicinano al filone letterario VERISMO INTERATTIVO, ed ai romanzi di Alfio Giuffrida. 

 

Fra Diavolo!

Silverio non aveva paura neanche del diavolo in persona. Era ricercato dalle guardie del Papa per aver tagliato la gola ad un avventore della cantina dove una sera si stava ubriacando, tanto per cambiare, perché pensava di essere stato truffato a “teresina” o forse a zecchinetta.

Sempre paonazzo in viso, aveva i capelli bianchi era uno di quelli che ricordava le storie raccontate a lui bambino dagli anziani, d’altri briganti vissuti molti anni prima, e che a sua volta narrava ai suoi compagni. Aveva sentito parlare anche di Fra Diavolo, da chi l’aveva visto davvero e ogni tanto tirava fuori la storia di questo leggendario brigante di Itri, uno dei paesi più ameni e poveri della provincia di Latina, e lo faceva con orgoglio perché un suo zio pastore, un certo Americo, l’aveva conosciuto davvero questo leggendario Fra Diavolo, al cui nome le contadine si facevano il segno della croce, ma altre spregiudicate erano disposte a fare carte false per trascorrere una notte d’amore con lui.

In realtà questo famigerato brigante si chiamava Michele Arcangelo Pezza, e in quel paese che lo vide nascere, ci sono ancora i resti della casa in cui nacque. Piccolo di statura, magro, bruno, con baffi, astuto ed agile, ma da piccolo era gracilino.

La famiglia si dedicava al commercio delle olive e dell’olio, e faceva trasporto con carri ed animali nel comprensorio della zona d’Itri. Il giovane Michele aveva un debole per il gioco e per le belle donne e proprio in una rissa ci scappò il morto, cui seguì un secondo delitto per difendersi dalla vendetta della famiglia della vittima.

Ebbe inizio da quel giorno una lunga latitanza tra le montagne degli Ausoni e degli Aurunci. Pur aiutato dalla famiglia, Michele ebbe anche bisogno d’aiuto da parte di altri latitanti, con i quali portò a termine rapine e furti per sopravvivere e si fece definitivamente brigante.

Lo chiamarono proprio Fra Diavolo per via di un saio francescano che metteva anche a scuola, dopo un voto fatto dalla madre per la sua cagionevole salute. Ben presto Michele Pezza, anche per il suo carattere vivace, divenne per tutti “Fra Diavolo” e così attraversò la storia sulla freccia della leggenda. L’arruolamento nell’esercito borbonico per espiare la pena e la sua trasformazione in capopopolo per difendere la sua terra dall’invasione francese, ne hanno costruito un personaggio che ha alimentato la fantasia popolare fino ad arrivare ai giorni nostri.

E’ incredibile pensare che un uomo quasi analfabeta e che viveva da brigante, abbia messo in atto una “tecnica di guerriglia” che gli permise di fermare, sia pure per poche ore, nel 1798, nella gola di Sant’Andrea, tra Fondi ed Itri, lungo la via Appia antica, l’avanzata del potente esercito imperiale francese. In quel punto, dopo la pianura di Fondi, l’antica consolare romana s’inerpicava, controllata da un fortino borbonico, attraverso gole e montagne, prima di ridiscendere verso Itri e poi verso il mare di Formia, per proseguire per Capua ed arrivare fino a Brindisi.

Il fortino, costruito nel sedicesimo secolo, sui resti di imponenti templi dedicati ad Apollo e Mercurio, e i pendii delle circostanti montagne erano il luogo ideale per far diventare poche migliaia di uomini, semplici popolani, contadini e artigiani, ma ben guidati, una “potente armata” sotto quell’uomo che aveva carisma da vendere.

Silverio diceva che non ne nascevano più di uomini così, e non ci sarebbe mai stato un altro uomo come Michele Pezza! Era sul serio leggendario Frà diavolo e da Itri, attraverso le montagne, e la vallate, le sue gesta arrivarono a Frosinone e quindi fino ai giorni nostri.

Intanto, anche trent’anni o quarant’anni dopo, la lotta al brigantaggio continuava e le campagne ciociare bollivano d’umori e passioni, ingiustizie e collere che dilaniavano le solitamente placide campagne.

Nella banda di Antonio Terrazzi, che a coraggio e temerarietà non aveva nulla da invidiare a suoi pari d’altre zone d’Italia, poteva contare su fidatissimi uomini non solo forti, ma abili, scaltri e forse anche fortunati. Tra questi c’era anche Gerardo Cardelli detto “Organetto”, perché gli piaceva suonare, sapeva fare perfettamente il verso degli uccelli e viveva da fuggiasco con una serie di condanne per non aver pagato le tasse, per aver contratto ogni sorta di debiti e per aver rubato un maiale nientemeno che da un convento di suore di clausura.

Organetto una volta faceva la vita del bravo cristiano, ma aveva una sorella tanto bella quanto pia che non aveva il destino di vivere tranquilla.

Questa ragazza si chiamava Concetta, aveva diciassette anni e nonostante i corteggiatori non le mancassero, aveva deciso da tempo d’entrare in convento e di prendere i voti perpetui. La vocazione di Concetta era sincera e molto bene doveva saperlo don Pasqualino, un prete sulla quarantina che puzzava di tabacco e zuppa di cavolo e che era anche confessore della ragazza.

Egli più di tutti doveva conoscere la vocazione limpida della sua parrocchiana, infatti, la elogiava e la portava sempre come esempio per molte altre ragazze.

Un giorno, non si sa come e non si sa perché, don Pasqualino perse del tutto la testa e cominciò ad accarezzare le vesti di Concetta, dicendole che era bella come una Madonna dipinta e che le avrebbe dato tutto quello che voleva pur d’averla almeno una volta.

La poveretta si oppose con fermezza e con tutte le sue forze respinse l’uomo che la insidiava, respingendolo anche con calci e schiaffi.

Don Pasqualino ad un tratto afferrò con forza Concetta e nella colluttazione entrambi rotolarono a terra lottando e dibattendosi.

La poverina tentò d’urlare, ma l’uomo piuttosto corpulento, .......