Nei miei libri, il protagonista è sempre un meteorologo ed in particolare un conferenziere! Perché questa è stata la mia materia per ben 35 anni. Forse non abbiamo mai fatto caso di come la meteorologia entri tutti i giorni nella nostra vita! Almeno tre volte al giorno ci chiediamo infatti com’è il tempo, ma non solo, molti fatti importanti o addirittura storici, sono stati ampiamente condizionati dalla meteorologia. 
L’undici settembre 2001 è stata una giornata che ha segnato una svolta nella nostra società! A New York il cielo era sereno, un azzurro che invitava tutti a stare tranquilli, a sentirsi sereni. Nulla avrebbe fatto presagire la catastrofe che si sarebbe scatenata alle ore 8.46 locali.

Ma forse questo cielo sereno era uno degli elementi necessari a realizzare quello che è stato senz’altro il più grave attentato di tutti i tempi. Sicuramente ai piloti attentatori, visto che non erano dei professionisti e quindi, almeno in parte, dovevano “volare a vista”, serviva che la visibilità fosse ottima. Chissà se lo “sceicco della morte” abbia tenuto conto di questo fattore? E se il giorno 11 fosse stato piovoso? 

Avrebbe rimandato l’attentato ad un altro giorno? Ma forse quella giornata di cielo sereno era stata scelta anche per un altro motivo. Nella mente malata dell’ideatore era già presente quell’immagine della Statua della Libertà, simbolo degli Stati Uniti d’America come difensori della libertà nel mondo, offuscata dal fumo nero delle Twin Towers, simbolo della potenza economica dello Stato più industrializzato del mondo. Cosa sarebbe accaduto se quel giorno fosse stato molto nuvoloso o New York fosse stata sotto l’azione di un violento temporale? Sicuramente i morti ci sarebbero stati lo stesso, ma lo spettacolo che Bin Laden voleva dare al mondo, dell’America in fiamme, sarebbe stata poco visibile. Se l’attentato fosse avvenuto al centro di un banco di nebbia, nessuno avrebbe visto con chiarezza il secondo aereo che penetrava nella Torre Sud come se fosse un coltello che affonda nel burro. Il giorno 10 e il 14 a New York, nella stazione posta sulla 5° Avenue, pioveva, come si può vedere dal bollettino meteorologico del mese di settembre 2001 (tratto dal sito:  http://www.noaa.gov/ ) , ma il giorno 11 era sereno. Se quel giorno fosse stato piovoso, forse tanti eventi non si sarebbero verificati! Se in quella data il cielo fosse stato coperto e le torri poco visibili? Questo di certo non lo sapremo mai! Possiamo solamente farci un’idea, ma sarebbe solo la nostra, chiunque potrebbe dire che abbiamo ragione oppure torto. Nessuno potrebbe legare con certezza gli eventi meteorologici con i fatti di guerra o gli attentati. 
Eppure, la meteorologia è nata proprio per un fatto di guerra. Nel 1854, già molti scienziati avevano proposto dei metodi per fare delle previsioni meteorologiche, anche solo di uno o due giorni. Alcuni governi dei maggiori Stati avevano anche individuato delle iniziative di cooperazione internazionale per soddisfare la principale esigenza, prospettata dagli scienziati, per poter fare delle “previsioni del tempo”: quella di raccogliere in un solo ufficio, in tempi brevissimi, i dati di osservazione su una superficie vasta quanto l’intera Europa. I mezzi tecnici erano già resi possibili dall’invenzione del telegrafo, mancava solo la volontà politica. Il 14 novembre 1854 era in corso la Guerra di Crimea, tra l'Impero Russo da un lato e l'Impero Ottomano con i suoi alleati (Regno Unito, Francia e Regno di Sardegna) dall’altra. Una violenta tempesta nel Mar Nero causò danni ingentissimi alla flotta anglo-francese intervenuta a fianco dei Turchi. Quel giorno andarono perdute trentotto navi e tre vascelli per cause meteorologiche, mentre i morti furono circa 400. La flotta russa non aveva mai inflitto agli alleati una disfatta così dura, come invece aveva fatto una “semplice” tempesta. In quella occasione l’astronomo francese Jean Joseph Le Verrier  dimostrò al suo governo che quell’evento sarebbe stato prevedibile. Meno di un anno dopo, il 16 febbraio del 1855, nacque il Servizio Meteorologico Francese, seguito, in brevissimo tempo, dalla nascita dei vari “Servizi” in  tutti gli altri Stati. Quella, tuttavia, non fu la sola occasione in cui si dovette tener conto della meteorologia nella preparazione di particolari eventi bellici. I giapponesi ne tennero conto quando dovettero radunare una immensa flotta per l’attacco a Pearl Harbor del 7 dicembre 1941. Come punto di raccolta essi scelsero una zona di mare, davanti alle Isole Curili, dove le condizioni atmosferiche erano tali da celare alla vista da terra anche un raggruppamento di navi così imponente come la flotta d’attacco. Parimenti per lo sbarco in Normandia, appena concluse le operazioni preliminari il 31 maggio, si era scelta la data del 4 giugno 1941. Tuttavia si dovette rimandare al 6 in base alle previsioni meteorologiche, che davano condizioni di mare molto mosso. Purtroppo non si potette aspettare oltre in quanto, a partire dal giorno 7, l’alta marea avrebbe nascosto gli ordigni, posti dai tedeschi sulla riva, per fare esplodere i mezzi di sbarco. In quella occasione sembra tuttavia che non si aspettò abbastanza, il grandissimo numero di vittime che si ebbero sulla spiaggia denominata  Omaha, fu dovuto al fatto che i carri armati Sherman anfibi non riuscirono ad arrivare a riva, a causa degli urti delle onde del mare ancora troppo mosso.