Nei mesi di ottobre e novembre, ma a volte anche in primavera, spesso si hanno, in Italia, numerosi casi di precipitazioni alluvionali, che sono causa di gravi danni all’ambiente ed alle persone che si trovavano nei luoghi dove esse avvengono. Accade quindi di dover stabilire, ai fini dei risarcimenti dei danni, se le precipitazioni avvenute in un dato giorno e in una data località siano state nella norma oppure siano da considerare molto abbondanti o addirittura “eccezionali”. Ciò è essenziale in un procedimento giudiziario, in quanto, nei casi in cui l’evento meteorologico è giudicato di carattere eccezionale, le assicurazioni, in genere, non sono tenute al rimborso dei danni. Nei casi di “non eccezionalità”, la consulenza del meteorologo può essere utile al Giudice per stabilire il soggetto cui attribuire la responsabilità dei danni. Eseguire una tale valutazione non è facile. Il sottoscritto si è trovato più volte a doverne eseguire qualcuna come consulente tecnico dei giudici di vari tribunali ed in tali casi, forte della sua esperienza in meteorologia e statistica, grazie alla sua carriera presso il Servizio Meteorologico dell’Aeronautica Militare, ha seguito i seguenti criteri.
I principali fattori da determinare sono quattro e precisamente:
1. Stabilire qual è la zona che debba essere considerata rappresentativa della “località” in esame.
2. Individuare quindi la quantità (in millimetri) di pioggia che è caduta nella zona e nel periodo di interesse.
3. Occorre poi fare ricorso alla statistica per stabilire quando una quantità di precipitazione possa essere considerata normale o eccezionale.
4. Confrontare infine il valore delle precipitazioni del giorno di interesse con il dato statistico.
Esaminiamo questi fattori singolarmente:
1. Limiti della zona di interesse. Naturalmente è molto difficile che ci sia una stazione meteorologica ufficiale esattamente nel luogo dove si è verificato il danno. In genere è bene individuare una zona omogenea dal punto di vista delle precipitazioni (stesso versante rispetto ad una eventuale catena montuosa, stessa altitudine e stesse caratteristiche medie) che contenga almeno due stazioni sulle quali abbiamo un numero sufficiente di anni di dati, in modo da poter calcolare una media valida per l’intera zona.
2. Individuare la quantità di pioggia caduta. Questo argomento è molto delicato, in quanto i danni della pioggia in una località sono causati sia dalle precipitazioni che avvengono esattamente in quel punto, sia da quelle avvenute nel bacino di impluvio e che scorrono verso la località che vogliamo esaminare, in un tempo successivo. Questo tempo può essere più o meno grande a seconda della vastità stessa del bacino. Per fare un esempio, potrebbe essere un intervallo di 12 ore nel caso di Vernazza, sulle Cinque Terre, dove il bacino imbrifero è molto piccolo, mentre sarebbe di un paio di giorni per una alluvione che si verificasse a Piacenza dove l’onda di piena del Po arriva con notevole ritardo rispetto al momento in cui sono avute le precipitazioni in Piemonte. Il valore più usato è quello di 24 ore.
3. La statistica adatta. La statistica per la quale sono stati fissati dei limiti adatti a stabilire se un valore possa considerarsi normale, raro o addirittura eccezionale è quella di Gauss, per la quale e possibile stabilire un valore medio ed uno scarto quadratico medio. In tale statistica, un valore che si differenzia da quello medio di oltre due “sigma” viene universalmente ritenuto “raro”, mentre uno che dista oltre tre sigma dalla media viene riconosciuto “eccezionale”.
Ma le precipitazioni non seguono affatto la statistica di Gauss. Per esse è possibile tuttavia fare ricorso ai percentili e, per analogia con la teoria più diffusa, affermare che un evento è raro se cade oltre il novantacinquesimo percentile ed è eccezionale se cade nell’ultimo percentile.
4. Conclusione. Svolti i primi tre punti, il quarto potrebbe essere un semplice confronto, che ci dice il percentile in cui va ad inserirsi la precipitazione che stiamo esaminando. In effetti anche questo confronto è alquanto delicato, occorre infatti tenere presente il tipo di terreno (pianeggiante o scosceso), la quantità di pioggia che si è verificata nei giorni precedenti, in quanto un terreno che ha già assorbito molta acqua ha meno capacità di assorbirne altra, rispetto ad un terreno secco e così via.
In ogni caso è bene tenere presente che solo con adeguati studi di meteorologia e statistica e con una lunga esperienza nel campo specifico è possibile fare una seria valutazione dei danni. Coloro che avessero bisogno di ulteriori delucidazioni possono scrivermi via e-mail ( a.giuffrida@tiscali.it ). Sarò lieto di rispondere. Alfio Giuffrida