La “nevicata del ‘56”, fu determinata da un insieme di elementi che crearono una situazione meteorologica difficilmente ripetibile, in quanto la coincidenza di così tanti fattori, tutti responsabili del raffreddamento dell’aria nei bassi strati dell’atmosfera, è molto rara. L’elemento base del fenomeno fu la discesa di una vasta massa di aria gelida dal Circolo Polare Artico, attraverso la Scandinavia, a tutta l’area dell’Europa settentrionale, che si verificò a fine gennaio. Questo evento in Italia non dette alcun fenomeno, tuttavia determinò un forte raffreddamento del suolo sull'Europa centro orientale, con conseguente formazione di una vasta area di alta pressione, dovuta al fatto che l’aria fredda è più pesante dell’aria calda. Contemporaneamente sul Mediterraneo si formò una vasta depressione, continuamente alimentata da aria artica proveniente dalla Siberia, attraverso il nocciolo freddo europeo, la qual cosa dava origine ad una intensa nuvolosità che, sul nostro territorio, si trasformava in continue nevicate.

In Italia i primi effetti dell’ondata fredda si manifestarono il primo febbraio. A Trieste la bora cominciò a soffiare con raffiche di vento fino a 130 km/h, portando la temperatura a -8°C, contemporaneamente a Milano cominciò a nevicare mentre bufere di neve imperversarono sul Lago Maggiore e nelle vallate attigue. A Venezia il termometro scese fino a circa -6°C, con raffiche di bora che raggiunsero 98 km/h. a Bologna ci fu una intensa nevicata che ricoprì la città con uno strato di circa 20 cm. Nelle vallate il nevischio, gelandosi al suolo, aveva trasformato le strade in piste ghiacciate, mentre i corsi d'acqua erano gelati oltre gli 800 metri di altezza.
Il giorno 2 nevicava su tutta l’Italia del nord, mentre le temperature si abbassarono ulteriormente restando spesso sotto lo zero anche in pieno giorno. Al Brennero il termometro segnò -26°C, a Trieste -9,2°C.  Tale fenomeno ebbe anche una durata molto significativa. I primi fiocchi di neve, sulle regioni centrali ed a bassa quota, caddero infatti il 2 febbraio e le nevicate si succedettero a più riprese per tutto il mese.
All’inizio di marzo si ebbe una temporanea interruzione, ma verso il 10 del mese si ebbe una ripresa che durò per quasi una settimana. A Roma la neve cadde il giorno 2 e, soprattutto, il giorno 9, quando il suolo fu coperto da uno strato di circa 10 cm. Il giorno 11 ci fu una nuova ed abbondante nevicata che, in città, portò lo strato nevoso a circa 20 cm. Un'abbondante nevicata cadde pure ad Ostia, mentre sono state oltre mille le persone ricorse alle cure ospedaliere per lesioni e fratture dovute alle cadute. Molte automobili rimasero bloccate in varie strade della città. Nel resto del mese nevicò ancora nei giorni 17 e 18, ma le temperature rimasero basse per cui lo strato di neve, dove non era stato spalato manualmente, era rimasto intatto.
A fine mese sembrava che tutto fosse finito, ma nei giorni 11 e 12 marzo ci furono nuove nevicate, che imbiancarono nuovamente la città con uno strato di un paio di centimetri. Dal giorno 9 anche Bari fu sotto una coltre bianca di pochi cm, un fatto del tutto eccezionale per la città. A Palermo nevicò il 7 e l'8 febbraio, anche se la temperatura non scese mai sotto lo zero, ma restò tra 0,2°C e qualche grado per l’intera giornata. Le cronache dell'epoca, raccontano che la neve cominciò a cadere il tardo pomeriggio del 7 febbraio rivestendo ben presto tutta la città. Le foto scattate in quei due giorni ci mostrano una città completamente imbiancata. Intense nevicate interessarono anche le coste meridionali della Sicilia e la stessa isola di Lampedusa. In quei giorni si toccarono temperature eccezionalmente rigide, ne citiamo solo alcune a titolo di esempio: Plateau Rosà 11 febbraio -34,0°C; San Valentino alla Muta (Passo Resia) 11 febbraio -28,2°C; Torino Caselle 12 febbraio -21,8°C; Bergamo 15 febbraio -20,1°C; Vicenza 15 febbraio -18,6°C; Verona 15 febbraio -18,4°C; Milano-Malpensa 13 febbraio -17,8°C.
L’elemento caratteristico che ha fatto di quell’anno uno dei più freddi dai tempi in cui si hanno osservazioni meteorologiche regolari, è stato proprio la durata. Per fare un esempio, nel 1985 le temperature minime sono state più basse in molte località italiane, tuttavia la durata dell’irruzione fredda è stata inferiore a due settimane, per cui, nel suo complesso, l’anno 1985 risulta più caldo del 1956. Questo evento suscitò tante emozioni nella mente di tutti gli italiani da essere ricordato nella canzone "La nevicata del '56" di Franco Califano, interpretata da Mia Martini al Festival di Sanremo 1990 dove vinse il Premio della Critica. In essa si cantava, con una sensazione di meraviglia e di nostalgia per i tempi passati: “La nevicata del '56, Roma era tutta candida, Tutta pulita e lucida”. Anche il sottoscritto ricorda quell’evento con una punta di nostalgia legata ai cari ricordi della sua infanzia, per cui ne ha fatto un ampio cenno nel suo libro “Chicco e il Cane”, nel quale vengono rievocati quei giorni e il modo in cui sono stati vissuti da un ragazzo di sei anni che viveva a Mascalucia, in provincia di Catania e ad una altitudine di circa 450 metri. Il ricordo di essersi rotolato più volte, nella calda Sicilia, in una spessa coltre di neve, è qualcosa che non si dimentica mai.    Alfio Giuffrida