La richiesta di una classificazione dei possibili danni causati dal vento è sempre più frequente, principalmente nel campo delle assicurazioni. Per fare un esempio di danni causati dal vento, supponiamo che un’auto è stata distrutta da un albero che le è caduto sopra. Se il vento era debole, l’albero evidentemente era marcio e la colpa, in genere è del proprietario dell’albero che non lo curato adeguatamente. Se invece il vento era forte, la caduta dell’albero è stata un incidente e in genere paga l’assicurazione. Se infine il vento era eccezionalmente forte, non paga nessuno, perché in genere gli eventi “eccezionali” non rientrano nelle condizioni assicurative. L’argomento è alquanto complesso e deve essere trattato con i principi della statistica, al fine di stabilire quando un evento rientra nella normalità e quando invece è da ritenersi eccezionale. In meteorologia la velocità del vento viene misurata in nodi (1 nodo = 1.85 Km/h), oppure in chilometri orari (Km/h).


In particolare, nelle osservazioni sinottiche la velocità del vento viene misurata come “media delle velocità istantanee che si verificano nei 10 minuti che precedono l’ora di osservazione”.
Nei bollettini riepilogativi giornalieri viene riportata invece la massima velocità istantanea che si è verificata nel corso della giornata.
Nei bollettini “metar”, dedicati alla navigazione aerea, vengono invece riportate, oltre le velocità medie nei 10 minuti, anche le raffiche.
Questi tre modi di misurare la velocità del vento trovano applicazioni diverse secondo il campo di indagine. Se ad esempio vogliamo studiare il vento ai fini del rendimento di una centrale eolica, è importante la velocità media su un periodo di almeno 10 minuti. Se siamo interessati ai danni che un vento può provocare agli alberi o alle infrastrutture, è importante la velocità massima istantanea. Ai fini aeronautici è invece importante sapere se un vento è costante oppure presenta un notevole numero di raffiche.
Nel campo dei danni che possono essere prodotti dal vento, si ha che gli effetti variano molto a seconda della sua velocità, dell’inclinazione con cui vengono colpiti gli oggetti, dalla forma, dalla rigidità e dal modo con cui gli oggetti sono fissati alle strutture fisse.
Una classificazione standard ed ufficiale degli effetti del vento è data dalla “scala anemometrica di Beaufort”, essa è stata redatta per i fenomeni che si verificano in mare, ma contiene informazioni utili relative anche alla terraferma.
Sinteticamente i venti possono essere classificati come segue:
-              DEBOLI  = velocità da 1 a 10 nodi (da 1 a 18.5 km/h),
-              MODERATI  = velocità da 11 a 20 nodi (da 19 a 37 km/h),
-              FORTI  = velocità oltre 20 nodi (oltre 37 km/h).
Tra i venti forti possiamo segnalare alcuni eventi in cui il vento può provocare danni:
-              BURRASCA = velocità maggiore di 35 nodi (65 km/h), provoca danni agli alberi,
-              BURRASCA FORTE = velocità maggiore di 40 nodi (75 km/h), provoca danni agli edifici,
-              TEMPESTA = velocità maggiore di 50 nodi (90 km/h), provoca danni considerevoli e generalizzati.
Oltre questa classificazione, che può essere considerata valida indipendentemente dalla località, possiamo formularne un’altra, che potremmo definire relativa ed essere riferita a ciascuna singola località, che potrebbe essere più o meno ventosa. Questa seconda classificazione può essere dedotta dall’analisi statistica delle osservazioni rilevate in quella località in un lungo periodo di tempo.
In statistica esistono vari tipi di distribuzioni teoriche alle quali è possibile ricondurre, con approssimazione più o meno significativa, le distribuzioni sperimentali dei vari parametri; la più usata è quella detta “normale” o di “Gauss”. Nel caso del vento tale distribuzione non si adatta bene ai dati sperimentali, è più conveniente quindi usare quella per “centili”.
Elaborata questa base statistica, possiamo classificare ciascuna velocità in base alla posizione che essa occupa nella totalità delle osservazioni.
Con buona logica, basata anche sulla consuetudine, usata nei test statistici di significatività, di accettare una ipotesi solo  quando rientra nel 95% della base statistica dei dati, possiamo classificare nel seguente modo una velocità del vento:
-              INFERIORE ALLA NORMA, quando è compresa nei centili da 1 a 20,
-              NELLA NORMA, quando è compresa nei centili da 21 a 80,
-              SUPERIORE ALLA NORMA, quando supera è compresa nei centili da 81 a 100.
Tra i casi in cui il vento è classificato superiore alla norma, possiamo inoltre considerare che l’evento in questione è:
-              RARO, quando è compreso nei centili da 96 a 100 (percentuale inferiore al 5% dei casi),
-              ECCEZIONALE, quando è compreso nel centile 100 (percentuale inferiore al 1% dei casi).
A margine di quanto è stato finora detto, occorre fare una considerazione di carattere generale, in accordo al fatto che è impossibile avere una misurazione del vento in ogni istante e luogo.
In ogni caso è bene tenere presente che solo con adeguati studi di meteorologia e statistica e con una lunga esperienza nel campo specifico è possibile fare una seria valutazione dei danni. Nel blog http://alfiogiuffrida.blogspot.com/ sono riportati alcuni esempi di relazioni che sono state presentate con successo in Tribunale (per ragioni di privacy le località e le date sono cancellate).
Coloro che avessero bisogno di ulteriori delucidazioni possono scrivermi via e-mail ( a.giuffrida@tiscali.it  ). Sarò lieto di rispondere. Alfio Giuffrida