Cap. 1 – Milly e Molly

Quel giorno la Via del Mare era piena di traffico. Era il primo pomeriggio di un sabato di aprile e a Ostia faceva già un caldo che poteva dirsi estivo. Alex e sua moglie Tiziana tornavano in macchina da Roma procedendo a passo d’uomo, incolonnati sotto il sole di quella splendida giornata che aveva spinto molti romani a recarsi al mare, per godere delle prime avvisaglie di un’estate che già si annunciava caldissima, oppure chissà, per ammazzare la noia in un modo diverso dagli altri giorni. Era la primavera che tutti aspettavano per poter dimenticare le piogge dell’autunno e il freddo dell’inverno, per godere il profumo dei fiori e il vento leggero che accarezzava il volto.

A un tratto la loro attenzione fu attratta da una cagnetta quasi bianca, con le orecchie e la testa chiazzate di un colore marrone scuro, che procedeva anche lei verso Ostia, zoppicando un po’, ma senza mai rallentare il suo passo. Camminava dritta sul bordo sinistro della strada, procedendo più veloce delle auto incolonnate, senza badare alle pochissime macchine che percorrevano la corsia in direzione di Roma. Ciò che immediatamente colpiva era il suo sguardo spaventato e afflitto. Il portamento denotava una stanchezza infinita e le mammelle, gonfie e penzolanti, proprie di chi è in fase di allattamento, le sbattevano sul ventre ad ogni passo.

Appena vide la cagnetta, Tiziana, che fino a quel momento guardava la strada, annoiata dal lento procedere del traffico e sbuffando dal caldo, sobbalzò presa da un improvviso senso di pena per quel povero animale abbandonato. Visto che la macchina era ferma per il traffico, con un doloroso nodo in gola, volle scendere per soccorrerla, o almeno per darle un minimo di conforto. Fece una corsetta e le si parò davanti, accovacciandosi sulle gambe e aprendo le braccia in un segno di affetto per farle una carezza, ma la cagnetta corse avanti e non si fece prendere. Tiziana capì che in questo modo poteva solo metterla in pericolo e farla andare sotto qualche auto per cui non insistette, ritornò in macchina e si avviarono un po’ più velocemente, sorpassando la povera bestia, estremamente bisognosa di aiuto ma incapace di accettarlo da altri se non dal suo padrone.

Eppure cosa era accaduto era ben chiaro, non occorreva avere troppa fantasia per capire com’erano andati i fatti! Sicuramente aveva avuto una bella cucciolata, ma il suo padrone aveva deciso che non poteva o non voleva tenerla. Così, com’è sempre accaduto in questi casi, ad avere la peggio è stato l’essere più indifeso, colui che ha avuto la sola capacità di voler bene senza chiedere null’altro in cambio. Sicuramente la povera bestiola era stata buttata fuori di casa, portata chissà in quale strada fuori città e lì abbandonata, forse con la segreta speranza che qualche macchina la mettesse sotto, chiudendo definitivamente la partita e non se ne parlava più.

E i cuccioletti? Chissà, forse venduti, oppure buttati in qualche secchione della spazzatura, come stracci sporchi di sangue. Certo noi persone non supponiamo minimamente il dolore che si può provare in una situazione simile: essere cacciati da casa e vedere i propri figli buttati ancora vivi, nella spazzatura è un dolore così grande che è difficile da immaginare e da superare, eppure agli animali capita e neanche tanto di rado!

E tutto questo non per un incidente o un brutto gioco del destino, ma solamente perché qualcuno di noi uomini, che noi stessi abbiamo distinto dagli animali e finora giudicato, a torto, “di intelligenza superiore”, aveva deciso che quella povera bestiola “dava fastidio”. Eppure, la cosa più sorprendente è che l’animale che ha subito un simile trauma non reagisce con rabbia e con odio verso il suo padrone, anzi dopo pochi istanti lo ha già perdonato ed è disposto a farsi toccare e accarezzare sempre e solo da lui.

 

Ma forse quell’essere spregevole, che non meritava di essere chiamato “uomo”, o “donna” che sia, non sapeva del forte senso di orientamento degli animali, non pensava che il suo cane potesse tornare e non per morderlo o vendicarsi del vile gesto ricevuto ma spinto solo dalla preoccupazione per la sorte dei propri cuccioli ed anche per quella del suo padrone. Sì, perché un cane, nella sua mente generosa, si sente responsabile della vita e del bene del suo padrone. In cambio di quelle poche carezze che noi diamo per soddisfare il nostro senso di affetto, loro danno tutto il loro cuore e il loro amore.

Dopo un po’ il traffico si bloccò di nuovo e la cagnetta, che procedeva con passo veloce e costante, raggiunse di nuovo la macchina di Alex. Tiziana volle scendere di nuovo per cercare di soccorrerla. Le si parò davanti e la bestiola si fermò, non andò in mezzo alla strada per aggirarla, era più intelligente di quanto loro pensassero. Si fermò davanti a lei e restò tesa, pronta a scattare nonostante la sua stanchezza, nel caso che Tiziana avesse dato segno di volerla toccare. Alex capì la situazione, accostò la macchina sul bordo destro della carreggiata e scese anche lui, oltretutto il traffico era completamente fermo e tutti guardavano quella scena davvero commovente.

Si avvicinò a Tiziana e le disse di togliersi gli occhiali da sole: «Per capire se hai intenzioni buone o cattive, il cane ti deve guardare negli occhi, solo così può capire il tuo stato d’animo». Lui per primo si tolse i Ray Ban che indossava, il cane lo fissò e capì dal suo sguardo che non aveva intenzioni ostili, così si calmò un po’ e abbassò la testa, dando segno di non aver paura. Anche Tiziana si tolse gli occhiali e vide che il cane concesse anche a lei la possibilità di avvicinarsi. La ragazza accostò pian piano una mano al dorso del cane, che si fece accarezzare dolcemente. Aveva proprio bisogno di quel gesto di conforto dopo tanto dolore!

La donna si accovacciò sulle ginocchia per portare i suoi occhi all’altezza di quelli del cane e continuò ad accarezzarla sulla testa, guardandola fissa negli occhi, che erano umidi e tristi, finché una grossa lacrima si formò nella parte inferiore degli occhi del cane e cadde giù. Alex non sapeva cosa dire, ciò che stava osservando lo stupiva e allo stesso tempo lo commuoveva profondamente: lui sapeva che i cani non piangevano, eppure in quel momento avrebbe potuto proprio giurare che quella cagnetta stesse piangendo. Certo il suo volto faceva trasparire una tristezza infinita. Anche Tiziana si commosse, alzò le sue braccia e le strinse attorno al collo della cagnetta in un abbraccio affettuoso. E la cagnetta fece altrettanto, posando con grande affetto le sue zampette sulle spalle della ragazza.

Fu in quel momento che Alex notò, con stupore e tenerezza, che la cagnetta aveva le zampe insanguinate per il lungo camminare. Le toccò con delicatezza, ma la bestiola le ritrasse subito, evidentemente il solo sfiorarle le provocava dei dolori lancinanti, anche se, per necessità, vi aveva camminato sopra chissà da quanto tempo.

Tiziana guardò il marito esprimendo con gli occhi un desiderio accorato, che aveva già manifestato altre volte: prendere il cane e tenerlo con loro. Ma finora aveva ottenuto sempre la stessa risposta: «Milly è ancora piccola, è meglio aspettare che abbia almeno un paio di anni», aveva sempre detto il marito, negando di soddisfare quel desiderio. In quel momento il pensiero di entrambi andò, come sempre, a Milena, o Milly come la chiamavano affettuosamente in famiglia, la loro bambina, ormai prossima ai tre anni, che sicuramente avrebbe gradito la compagnia di un cane, lo aveva già chiesto più volte anche lei.

Ma loro avevano detto sempre di no! Milly era affetta da asma allergico e la presenza di un animale con pelo probabilmente avrebbe acuito la sua malattia. Tuttavia questa volta Alex si mostrò consenziente, fece un cenno di si con la testa e un leggero sorriso, come poteva dire di no davanti ad un simile trauma?

Del resto sia Alex sia Tiziana, nella loro vita non avevano mai avuto l’esperienza di avere un cane, mentre la loro bambina aveva già manifestato la volontà di volere un animale domestico in casa, un essere sicuramente sincero al quale esternare il proprio affetto e riceverne altrettanto.

Fu la donna a esprimere subito il suo dubbio: «E Milly?» Disse perplessa. «Cosa facciamo se il pelo del cane dovesse provocare un danno alla nostra bambina? Una volta che lei si affeziona, sarà difficile darlo via.».