Questo è un brano del romanzo “Un triangolo rosa”, di Paolo Arigotti. Il testo è “Proprietà letteraria riservata” dell’Autore. La pubblicazione di parte di esso su questo sito è stata effettuata con il permesso dell’Autore, che ne ha inviato una copia in formato editabile all’amministratore del sito.
Adolf Hitler dopo la notte dei lunghi coltelli e l’ascesa alla carica di Capo dello Stato era divenuto padrone assoluto della Germania, mentre i suoi fedelissimi – Himmler, Goering, Goebbels – si erano creati dei veri e proprio imperi personali, nel rispetto dell’autorità suprema del Fuhrer.
Klaus in qualità di ufficiale delle SS e assistente personale di Walter Schellenberg occupava una posizione di rilievo nel nuovo ordine nazionalsocialista; più volte aveva avuto occasione di incontrare il generale SS Reynhard Heydrich, responsabile del servizio di sicurezza del Reich e in alcune occasioni lo stesso Heinrich Himmler, onnipotente Reichsfuhrer dei pretoriani di Hitler.
La prima missione nel nuovo incarico era stata, nel settembre 1934, di recarsi in compagnia del suo diretto superiore in una località poco distante da Monaco, chiamata Dachau.
In quel luogo sorgeva una vecchia fabbrica di munizioni, costruita durante la grande guerra e oramai in disuso; il vecchio stabilimento era stato trasformato nel marzo del 1933, per volontà di Himmler, nel primo campo di concentramento nazista, a neanche due mesi dalla presa del potere.
Inizialmente vi furono reclusi più che altro prigionieri politici, ma nei propositi del Reichsfuhrer c’era un ampliamento del campo, destinato a ospitare un sempre maggior numero di internati.
Lo scopo della visita era appunto quello di visionare la situazione della struttura, in vista dell’avvio dei lavori voluti da Himmler.
Nel campo vivevano, in condizioni igienico"sanitarie molto precarie, diverse migliaia di oppositori politici, diversi dei quali catturati durante la notte del 30 giugno 1934.
A rendere, se possibile, ancora più difficili le condizioni di vita del campo erano le avverse condizioni meteorologiche, caratterizzate da un clima umido e malsano, per non parlare delle vessazioni cui erano sottoposti gli internati.
Nelle intenzioni di Himmler, Dachau doveva essere una sorta di modello, al quale si sarebbero tragicamente ispirati i futuri lager.
Schellenberg e Klaus giunsero alla stazione ferroviaria di Monaco alle prime luci dell’alba, percorrendo poi in macchina i circa venti chilometri che separavano la città bavarese dal campo.