Undici settembre 2015, è l’anniversario del più grave ed
insensato atto di terrorismo della storia, di quell’episodio di cattiveria
umana che ha causato migliaia di morti, sconvolto l’America e il mondo intero e
che poteva essere l’inizio di una nuova guerra, forse mondiale!
In questo giorno Franco Foresta Martin ci ha parlato di un
altro episodio di spettacolare .... stupidità. Un progetto che, se fosse stato
realizzato, avrebbe gonfiato di orgoglio
il cuore di alcuni “Dottor Stranamore” per qualche ora e avrebbe
lasciato l’amaro in bocca a milioni di
persone per sempre. Oltre che una macchia indelebile nell’ambiente lunare e
forse anche in quello terrestre.
Si tratta del progetto E-3, un nome in codice che negli anni
‘58 – ’59 era noto solo nell’ambiente che gestiva il progetto spaziale russo e
che è stato reso noto al grande pubblico solo una decina di anni fa, grazie
alle indiscrezioni dell’Ing. Boris Chertok, uno dei partecipanti al progetto,
che adesso potremmo chiamare uno dei “Pentiti dell’Atomica”.
In quegli anni di guerra fredda tra USA e URSS tutto era
utile per mostrare all’avversario e al mondo intero di avere i muscoli più
potenti degli altri. L’arsenale atomico delle due superpotenze era in grado di
distruggere tutta la Terra centinaia di volte. Inutile incrementarlo
ulteriormente, occorreva specializzarsi sulla tecnologia per colpire un obiettivo
con maggior precisione.
In questa ottica, usare la Luna come bersaglio sembrò la
cosa più sensata. Nacque così la corsa allo spazio, che vide la Russia già in
grado di lanciare un missile che colpisse il nostro satellite naturale, mentre
l’America non sapeva ancora da dove iniziare. E in quella corsa occorreva
sbalordire.
Quale migliore occasione per dimostrare di aver colpito la
Luna che illuminare il satellite con un enorme fuoco artificiale? Un “botto”
che si poteva vedere dalla Terra?
In sintesi il progetto E-3 prevedeva semplicemente di
installare sull’ogiva del missile Lunik una bomba atomica da 15 Kiloton (simile
a quella esplosa su Hiroshima). Ai russi importava solo che avesse prodotto un
bagliore che avrebbe illuminato, per qualche istante, la Luna e fosse stato ben
visibile dalla Terra. Poco importava se quell’ordigno avrebbe prodotto un
cratere di 200 metri di diametro e 20 metri di profondità, disperdendo
nell’ambiente lunare 200.000 tonnellate di polvere resa radioattiva!
Alla fine il progetto è stato modificato ed il vettore Lunik
è partito senza la bomba, non tanto perché l’equipe di politici ed ingegneri si
era passata una mano sulla coscienza, ma semplicemente perché i missili di
allora erano ancora un pò imprecisi e si temeva che, per qualche guasto, l’ordigno
nucleare sarebbe potuto cadere in fase di lancio ed esplodere, provocando morte
e distruzione sul territorio russo o su qualche altra nazione.
L’incontro è stato organizzato da Marinella Brasili presso
il Ketumbar, un locale che vorrebbe risvegliare l’amore per i “Caffè
letterari”, molto in voga all’inizio del secolo scorso e poi ampiamente
dimenticati dopo l’avvento del sessantotto. E Marinella, nell’introdurre il famoso
giornalista, ci ha svelato qualche retroscena della sua carriera. Un giorno che
lui aveva appena finito di intervistare il fisico Carlo Rubbia, si era appena
accomodato sull'aereo per andare a Trieste, quando ha visto lo scienziato
sedersi accanto a lui: vado anche io a Trieste, devo andare a festeggiare con Abdus Salam (altro Fisico insignito di Premio Nobel) il fatto che da Stoccolma
mi hanno assegnato il Premio Nobel.
Potrebbe sembrare un caso fortuito, ha continuato Marinella,
tra i sorrisetti compiaciuti di Franco, ma la cosa si è ripetuta due anni dopo,
nel 1986, quando era a casa di Rita Levi Montalcini, per intervistarla sulla
sua attività. Nel mentre del discorso, la scienziata è stata interrotta da una
telefonata: da Stoccolma le comunicavano che le era stato assegnato il Premio
Nobel! Nella sala è scoppiato un
applauso con un sottofondo di stupore ed ammirazione.
La conferenza si è conclusa con una domanda posta al
pubblico dallo stesso Franco: “Se uno scienziato si accorge che la sua scoperta
o invenzione può essere nociva all’umanità, vede fermarsi o proseguire comunque?”