È un brano tratto dal libro (ebook lo trovate, in formato Kindle a soli 3,56 euro su   http://t.co/L1oZOWLK  ) CHICCO E IL CANE, di Alfio Giuffrida

Chicco si sforzava anche di parlare, di dire quel nome che la bambina gli ripeteva con insistenza, incoraggiandolo a pronunciarlo. Aveva già detto un paio di volte «Moo. Moo. …» ma non riusciva ad andare oltre, era come se fosse balbuziente.

Tuttavia era già un progresso, perché era l’inizio di un nome detto intenzionalmente e questo aveva dato a Susanna una grande gioia e la Speranza che quel cane fosse importante per suo figlio. Il suo volto si era fatto più disteso mentre quello dell’altra donna era rimasto serio e ipersensibile, come se avesse il presentimento che ci fosse qualcosa sotto e da un momento all’altro potesse accadere qualcosa di grave.

In quei pochi minuti il bambino stava mostrando nuovamente interesse verso qualcuno e aveva già preso confidenza con quel cane, che per un po’ di tempo era stato suo, ma, come sempre accade, avvenne l’imprevisto. Chicco non sapeva valutare bene quando le sue azioni erano gradite a chi le riceveva e quando invece potevano procurare un dolore.

Ad un tratto, in modo del tutto involontario, prese a fare un gioco che aveva già fatto alcune volte qualche mese prima: con due dita molto strette tirò forte un piccolo ciuffetto di peli del cane, provocandogli un forte ed inatteso dolore, per cui la povera bestia abbaiò. Entrambi i bambini furono colti di sorpresa, Chicco si allontanò impaurito mentre Milly si mise di nuovo a urlare e si strinse al cane, ponendosi in mezzo, per evitare che l’altro bambino la toccasse di nuovo.

In quel momento Tiziana ebbe la sensazione che quella donna e quel bambino rappresentassero un pericolo per lei. Forse temette che alla fine della discussione le avrebbe chiesto di restituirle il cane, visto che Chicco lo aveva accarezzato e quindi era evidente che gli voleva bene.

Anzi, dopo aver ascoltato il racconto di Susanna, capì quanto quel cane potesse essere importante per quel bimbo sofferente, ma in quel momento pensò anche alla sua bimba, che ormai si era affezionata alla cagnetta e sicuramente non avrebbe mai acconsentito a separarsene. O forse fu qualcosa di inconscio, lei stessa non seppe trovare una risposta.

Per un attimo fu in preda ad una crisi di panico, prese in braccio Milly, afferrò forte Molly dal collare e scappò via, tra le proteste di Susanna che le gridava dietro: «Aspetti, non vada via così, non vede che il mio bambino vuole accarezzare il cane? In fondo quel cane è anche mio e farebbe molto bene a Chicco poterlo rivedere, almeno ogni tanto! Gli faccia fare almeno qualche altra carezza!».

Ma Tiziana fuggì via veloce, urtando le persone che si erano fermate a guardare quella scena e adesso erano quasi pronte a intervenire, temendo che lei avesse fatto un torto a Susanna, che era rimasta sconvolta e in lacrime, con il bambino che stava zitto, ma la tirava forte nella direzione dove era andato il cane.

Nella sua corsa, Tiziana inciampò e si ruppe il tacco di una scarpa, per cui cadde rovinosamente, ma cercò di tenere in alto la bambina per non fare cadere a terra anche lei, mentre con l’altra mano teneva forte il cane. Si ferì profondamente al gomito e si sbucciò bene le ginocchia a causa del violento urto con il marciapiede. Era completamente insanguinata al braccio e alle gambe e una smorfia di dolore contorse il suo viso.

Non si preoccupò affatto di tutto ciò. La sua mente era occupata dal pressante pensiero di correre via da quel luogo. Si alzò da sola prima che le persone che erano lì vicino e la guardavano stupite ed incuriosite, avessero il tempo di aiutarla.

Si fermò solo per capire se aveva qualcosa di rotto: si toccò le ginocchia e capì che poteva camminare, passò la mano anche sul braccio insanguinato per ripulirlo dai pezzetti di asfalto rimasti appiccicati alla  ferita e vide che non era poi così grave. Strinse di nuovo la bambina in braccio per proteggerla, afferrò il cane e si avviò di nuovo, facendo segno alle persone che non aveva bisogno di nulla.

Si tolse l’altra scarpa, perché con un solo tacco stava troppo sbilanciata e non riusciva a camminare e riprese la sua corsa scalza, incurante delle fitte che le provocavano le ferite, passando in mezzo alla gente strabiliata da quella scena drammatica e inusuale.

Pur zoppicando vistosamente per il dolore, corse di nuovo verso la sua macchina che era parcheggiata poco distante. Salì e guidò scalza fino a casa, con gli occhi pieni di lacrime per la stizza e la rabbia. Non sapeva darsi pace per essere stata così distratta da passare in quella strada che il marito le aveva consigliato di non frequentare.

E adesso poteva accadere che a pagarne le conseguenze fosse proprio la sua bambina e il cane. Forse qualcuno l’avrebbe raggiunta e le avrebbe tolto Molly. E come avrebbe reagito Milly? Ormai per lei quel cane era tutto. Si era legata a lei in maniera incredibile, diventando la sua migliore amica.