È un brano del libro: “Il Clima e l'Ambiente" di Alfio Giuffrida

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Tra gli eventi meteorologici di rilievo che si sono verificati nel passato, il Diluvio Universale  merita un particolare interesse, sia per l’importanza e la vastità che esso ha avuto, sia perché è stato narrato da persone diverse ma con le stesse caratteristiche, sia per il suo significato mistico, come è scritto nel più importante dei libri: la Bibbia, dove il Diluvio è inteso non tanto come un evento meteorologico, ma come una “punizione divina”, destinata ad annientare l’umanità che si era macchiata di gravi peccati.

Il primo libro della Bibbia, la Genesi, [2] descrive nei minimi particolari il diluvio e spiega come esso sia stato mandato dal Signore per punire la “corruzione umana”. Il versetto 6.13 dice: “Allora Dio disse a Noè: Mi son deciso, la fine di tutti i mortali è arrivata …” e continua (versetto 7.11): “nell’anno seicentesimo della vita di Noè, nel secondo mese, nel diciassettesimo giorno … le cataratte del cielo si aprirono”.

Già, proprio il giorno diciassette segna l’inizio del Diluvio Universale, questo, secondo l’opinione più accreditata, è il motivo per cui, nella cultura mediterranea, il numero 17 porta sfortuna.

Sempre dalla Bibbia leggiamo (versetto 7.17) che “Il diluvio venne sopra la Terra per quaranta giorni …. Così fu sterminata ogni creatura esistente sulla faccia del suolo”. Ma se le piogge durarono incessantemente per quaranta giorni, le acque coprirono completamente la Terra per ben cinque mesi, come racconta ancora la Bibbia e fu solo alla fine del settimo mese di alluvione che “apparirono le vette dei monti” e Noè (versetto 8.10) “ rilasciò la colomba fuori dall’arca e …. tornò con una foglia di ulivo …”.

Sappiamo inoltre che nel 2350 a.C. in Mesopotamia, Re Sargon nel costruire il suo palazzo reale a Ninive realizzò una immensa  biblioteca di tavolette di argilla. Essa tuttavia andò quasi tutta distrutta e quel poco che rimase fu sepolta dalla sabbia.

Grazie agli scavi effettuati in tempi recenti, tra le 10.000 tavolette (oggi visibili al Louvre di Parigi e in altri musei) gli archeologi hanno recuperato il Poema di Gilgamesh, che narra di un eroe che può essere paragonato ad Ulisse, anch’egli celebre per i suoi viaggi nelle terre allora conosciute.

Durante uno di questi lunghi viaggi Gilgamesh incontra un vegliardo scampato al diluvio universale perché, allo stesso modo di Noè, si era costruito un’arca. Il poema quindi, scritto secondo i ricordi sumerici, costituisce la controparte del racconto biblico del diluvio, in lingua babilonese e assira.

Ma se la Mesopotamia è geograficamente vicina a Israele, sede principale dei racconti biblici, ci sono altre leggende, provenienti da civiltà lontane, che raccontano una storia collegata al Diluvio. Noè, secondo la Genesi biblica, era uno dei patriarchi: personaggi che hanno raggiunto un'età straordinaria, famosi per essere i discendenti di una misteriosa razza di Giganti. Secondo il calendario Maya noi viviamo un "giorno galattico", suddiviso in cinque Ere. La terza di queste, detta Era del Fuoco, è finita nell'anno 8238 avanti Cristo a causa di un "Grande Diluvio", in cui un uomo (guarda caso un gigante) riesce a salvare l’umanità rinchiudendo gli animali in una Arca per farli sopravvivere all'ira degli Dei

Racconti di Diluvi Universali sono presenti in ogni cultura e ad ogni latitudine del pianeta. In tutte le mitologie compare tuttavia un binomismo tra evento meteorologico e punizione divina. Questo può dipendere dal fatto che, nel subconscio umano, il Diluvio rappresenta la “più grande catastrofe possibile”, la più temuta, quella che Dio potrebbe mandare sulla Terra per estinguere il genere umano.

Al di la della narrazione Biblica, la pianura della Mesopotamia da sempre è effettivamente soggetta a grandi alluvioni, che possono essere causate sia da piogge torrenziali, sia dall’improvviso scioglimento, in primavera, delle nevi che si formano abbondanti sui rilievi del Caucaso.

Utilizzando la tecnica dei carotaggi del terreno, i geologi hanno individuato alcuni anomali strati di terreno sedimentario, che potrebbero essere stati causati da altrettanti “diluvi”, centrati intorno al 12400, 10.000, 6000 e 5500 a.C..

In base alle ricerche dell’archeologo Sir Leonard Woolley, (http://cronologia.leonardo.it/mondo05a.htm), sembra che il cataclisma più intenso sia stato quello che si è verificato attorno al 10.000 a.C..

Tuttavia, secondo l’egittologo Antonio Crasto, che ha dedicato ampio spazio alle catastrofi che hanno colpito l’antico Egitto e il mondo intero (vedi  http://www.ugiat-antoniocrasto.it/  ), il periodo più probabile per l’evento citato dalla Bibbia, dovrebbe essere quello del 5500 a.C..

Sappiamo che in età preistorica, quello che ora si chiama Mar Nero, era un grande lago di acqua dolce, separato dal mare da una sottile striscia di terra (Il Bosforo) attorno al quale esisteva già una civiltà abbastanza numerosa, per cui il numero delle vittime deve essere stato molto elevato. Piogge abbondanti su tutta la zona del Mediterraneo orientale determinarono un innalzamento del livello del mare e questa spinta fratturò la diga naturale del Bosforo e provocò l'inondazione del lago e il suo collegamento al mare. Nel Mar Nero occidentale, sono state scoperte tracce di città distrutte da eventi alluvionali e il tutto è databile proprio intorno al 5500 a.C.

Inizialmente i ricercatori hanno ipotizzato che l'invasione marina sia stata rapida e che abbia provocato un'onda talmente alta da sollevare le barche e le navi dei siti della costa orientale fino a portarle in cima alle montagne (mito dell'arca sull'Ararat). In realtà sembra che la frattura della diga sia stata graduale e che il lago si sia riempito lentamente, dando così tempo per una fuga delle popolazioni che abitavano le vecchie coste. La vicinanza della Mesopotamia lascia intendere che fu proprio questa catastrofe a impressionare le antiche civiltà (sumera ed egizia), che vivevano, in termine di tempo e spazio, nella stessa zona della Terra, portandole a descrivere l'evento attraverso i loro personaggi mitologici, rispettivamente Gilgamesh e Osiride.

La teoria descritta da Crasto è in accordo con quella dei due geofisici americani, William Ryan e Walter Pitman (http://it.wikipedia.org/wiki/Inondazione_preistorica_del_Mar_Nero) secondo cui l’evento potrebbe essersi verificato nel Mar Nero, tra 8.500 e 5.550 anni a.C., non tanto a causa di piogge alluvionali, ma come conseguenza dell’innalzamento del livello del Mar Mediterraneo.

Vista l’entità veramente universale del fenomeno, è possibile tuttavia formulare una ipotesi del tutto diversa; forse si è trattato di un cataclisma di proporzioni ancora più ampie che, oltre a forti piogge, ha compreso altri eventi naturali come terremoti, maremoti, sollevamenti e abbassamenti della crosta terrestre che, tutti insieme, hanno provocato una serie di enormi inondazioni sul nostro pianeta.

Secondo fonti diverse da quella già accennata, sembra che la trasformazione del Mar Nero in un vero e proprio mare, sia avvenuta in un periodo antecedente al 5500 a.C., diciamo tra  dodicimila e ottomila anni fa.

Secondo alcuni scienziati (http://cronologia.leonardo.it/mondo05a.htm già citato),  l'ultimo spostamento accertato dell'asse terrestre, che sarebbe stato la conseguenza della caduta di un enorme asteroide proprio in quel lago, che si è verificato tra 13.000 e 10.000 anni fa, provocando una tracimazione dell’acqua contenuta in esso, in modo simile a quanto avvenne il 9 Ottobre 1963 a Longarone, ai piedi della diga del Vajont.